Ammettiamolo: SIAMO DIPENDENTI DAGLI ZUCCHERI!! Ormai siamo abituati non solo a ricercare il gusto dolce ovunque, ma a pretendere anche un “livello di dolcezza” particolarmente elevato; questo spesso ci priva della possibilità di apprezzare il vero sapore di cibi e bevande: quanti di voi bevono caffè, latte, tè e tisane senza aggiungere zucchero? Chi ha l’abitudine di consumare macedonie e spremute accontentandosi del solo sapore dolce della frutta? Proprio sulla base di questa tendenza negli ultimi anni le industrie hanno investito sulla ricerca e la produzione di DOLCIFICANTI (o EDULCORANTI); molte di queste sostanze, infatti, sono in grado di addolcire gli alimenti e le bevande con un apporto calorico nullo o inferiore a quello del comune zucchero da cucina (saccarosio) e/o sono dotate di un “potere dolcificante” maggiore (cioè ne serve una quantità minore rispetto allo zucchero da tavola per ottenere lo stesso sapore dolce). I dolcificanti si distinguono in “naturali” come fruttosio, stevia, eritritolo, lattosio e polioli (sorbitolo, mannitolo, maltitolo e xilitolo) e “di sintesi” (ovvero prodotti in laboratorio) come saccarina, acesulfame, aspartame, ciclammati, sucralosio ecc..
Molti decidono di utilizzare i dolcificanti in sostituzione dello zucchero da cucina, in quanto, visto il ridotto impatto calorico, credono possano essere utili per favorire il processo di dimagrimento. Quanto c’è di vero in questa convinzione? In realtà da numerose ricerche scientifiche è emersa una correlazione tra l’impiego di edulcoranti e l’aumento di peso; le spiegazioni alla base di questi risultati sono varie e per la maggior parte correlate proprio all’assenza di calorie. Allo stesso modo di quando si ingerisce zucchero, il sapore dolce di alcuni edulcoranti innesca nel nostro corpo la sintesi di insulina (l’ormone che serve a ristabilire i livelli normali di glicemia), ma, non essendoci alcuna glicemia da ridurre, il risultato è una forte ipoglicemia con un aumento dell’appetito. L’organismo, inoltre, associa al gusto dolce l’introduzione di qualcosa di altamente energetico; poiché, nel caso di alcuni dolcificanti, l’impatto calorico è basso o nullo, ci resterà quel “senso di fame” che ci spingerà alla ricerca di qualcosa che possa fornirci l’energia “promessa”.
Un altro aspetto da non sottovalutare è che spesso si consumano porzioni maggiori di alimenti e bevande realizzati con dolcificanti, rispetto a quante se ne consumerebbero se fossero realizzate con comune zucchero da cucina: è come se il nostro cervello “inconsciamente” ritenesse questi prodotti come non dannosi ponendo, quindi, meno limiti al loro consumo.
Non dimentichiamo, infine, che il sapore dolce genera una dipendenza (in maniera simile alle droghe), che ci spinge ad una ricerca costante di altri alimenti e bevande dolci.
Qual è il mio consiglio? Sia lo zucchero che gli altri dolcificanti possono essere utilizzati, ma con moderazione. Più che dedicarsi alla ricerca di “sostituti”, cerchiamo di abituarci a sapori meno dolci e a riscoprire il vero gusto di cibi e bevande: riducendo un po’ alla volta il quantitativo di zucchero o dolcificante nel nostro caffè ci abitueremo a berlo amaro senza neanche accorgercene e avremo la possibilità di apprezzarne il vero sapore.
Dott.ssa Di Biccari Mariangela
BIOLOGA NUTRIZIONISTA
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